Le Antiche miniere
Stazione Ferroviaria di San Martino in Campo (Perugia)
Patrimonio culturale (storico-artistico e architettonico): Dal fiume alla collina tra ex miniere e dipinti
Sommario
STORIA E AMBIENTEÂ
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Il territorio di San Martino in Campo
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La Pieve di San Martino in Campo
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La villa dei Donini
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La Chiesa Parrocchiale
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La Madonna della Scala
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Le confraternite
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La Chiesa della Madonnuccia e i suoi affreschi
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La chiesa di SantâAndrea dâAgliano
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La Miniera di lignite di San Martino in Campo
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Intervista a Antonietta Baldi: “La miniera”
Storia e ambiente
Il territorio di San Martino in Campo
Per ricostruire la storia di una comunitĂ come quella di San Martino in Campo è necessario ritornare indietro nei periodi storici analizzando i monumenti, le chiese e le emergenze architettoniche fino ad arrivare alla storia piĂš recente al fine di dare un continuum allâappartenenza dei cittadini e costituire una base per la necessaria appartenenza al territorio dei nuovi immigrati e dei giovani che saranno i cittadini adulti di domani.
Il territorio di San Martino in Campo, anche se ad un primo sguardo può non apparire interessante ad un ipotetico turista, ha nel breve spazio che va dal Fiume Tevere ai piedi della collina una serie di importanti testimonianze storiche che opportunamente descritte possono rendere piacevole la loro scoperta sia ai cittadini meno informati sia a chi intenda passare un periodo di vacanze nella regione.
La Pieve di San Martino in Campo
Trova le sue origini tra il VII e lâVIII secolo quando, secondo alcuni, si formarono la maggior parte delle pievi di pianura. La zona, probabilmente, era interessata in epoca romana da una divisione agraria regolare con opere idrauliche che non permettevano lâimpaludamento. Dopo la caduta dellâImpero romano la zona è rimasta per un lungo periodo paludosa e malsana e ne sono una evidente prova i toponimi della zona tra SantâAndrea dâAgliano e San Nicolò di Celle che richiamano spesso ambienti paludosi.
Alle origini
Il primo documento che attesta la presenza di San Martino in Campo è del 1163 e la pieve è citata in un diploma dellâImperatore Federico I Barbarossa che la inserisce nellâelenco delle proprietĂ del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo.
Lo status di castrum
Alla fine del XIV secolo, divenuta la pieve importante e al fine di proteggere gli abitanti dalle scorribande di gruppi di ventura che allora imperversavano nella pianura, a San Martino in Campo venne eretto il castello che può essere datato intorno al 1382 quando venne effettuata la richiesta di ottenere giuridicamente lo âStatus di Castrumâ per non dovere continuare a pagare le tasse al Castrum di Torgiano.
Si può ancora vedere accanto alla chiesa i resti del Castello di cui rimane ancora evidente il piede con una tipica angolazione di una struttura difensiva.


La villa dei Donini
Posta al centro del Paese di San Martino in Campo e racchiusa da alte mura, attualmente utilizzata come struttura ricettiva dal nome âLa posta dei Doniniâ, è la villa appartenuta ai Conti Donini fino alla prima metĂ del novecento. I Donini nellâottocento e parte del novecento erano a San Martino in Campo ricchi possidenti terrieri dei quali rimane ancora traccia nelle campagne con i cipressi che definivano i confini dei vari appezzamenti.
Il casino di caccia
Il primo fabbricato costruito dalla Famiglia Donini nel territorio di San Martino in Campo è un Casino di campagna risalente agli inizi del settecento. Il casino di campagna o per meglio definirlo il casino di caccia visto che fino a tempi recenti era presente un laghetto artificiale per la caccia agli uccelli di passo come gli anatidi.

Agli inizi del novecento le dame della famiglia Donini organizzavano per i figli degli abitanti del paese quelli che oggi chiameremo centri estivi come testimoniato anche da documentazione fotografica in possesso della Proloco e fornita dai cittadini di San Martino in Campo.
La Chiesa Parrocchiale
Nel periodo dellâepiscopato di Gioacchino Pecci (1846 â 78), che poi diventò Papa Leone XIII nel 1878, molte furono le chiese rinnovate nel territorio del perugino, se ne contano circa 54 dette âChiese Leonineâ perchĂŠ il loro rifacimento fu dovuto allâinteressamento del futuro Papa, tra queste quella di San Martino in Campo. La chiesa di San Martino in Campo fu rinnovata su progetto dellâarchitetto Nazareno Biscarini (1835-99).
Una sembianza signorile
Come si può ammirare le proporzioni sono gradevoli e trova nellâuso della terracotta in sostituzione della pietra, molto usata in altri periodi, lâelemento di peculiaritĂ delle âchiese leonineâ ed è ancora emblematico un giudizio espresso sullâoperato dellâarchitetto: â le sue architetture hanno sempre una sembianza signorile misurata che riesce gradita allo sguardo. Ă un manipolare il romanico, il gotico ed il rinascimento con la libertĂ e lâingenuitĂ Â che potevasi concedere un architetto dellâ800â (Gurrieri 1948).
Navata in stile ottocentesco
La chiesa di San Martino in Campo ha infatti un porticato che richiama le costruzioni del â400, verrebbe quasi voglia di pensare che lâarchitetto si sia ispirato alla datazione dellâaffresco della Madonna della Scala posto sullâaltare della chiesa. Lâinterno ad una navata è in pieno stile ottocentesco ed è interessante lâimponente organo, posto dietro lâaltare, di costruzione recente, che rende lâidea dellâimportanza della chiesa nella comunitĂ locale.


La Madonna della Scala
Nella chiesa parrocchiale di San Martino in Campo il 10 gennaio del 1701, durante i lavori di risistemazione, a seguito dellâabbattimento di una scala fu ritrovato un affresco del â400 raffigurante la Madonna con il Bambino detta in seguito popolarmente âLa Madonna della Scalaâ.
Successivamente al ritrovamento si diffuse la fama di miracolositĂ dellâimmagine attirando una moltitudine di pellegrini e curiosi. A seguito di questo interesse che comportò un notevole aumento delle offerte, il Capitolo decise di distaccare lâaffresco dal luogo angusto in cui si trovava per poterlo far venerare da piĂš pellegrini.
I festeggiamenti
La traslazione dellâaffresco distaccato nellâattuale posizione centrale nellâaltare avvenne nel 1872 in occasione della consacrazione della nuova chiesa parrocchiale, in parte costruita sulla base della vecchia.
Dapprima i festeggiamenti della Madonna della Scala si svolgevano anche il 10 gennaio, ricorrenza del ritrovamento, ora si svolgono la terza domenica di maggio a celebrazione della sua traslazione nellâattuale dimora.
Le confraternite
Nel XVI secolo, dopo il Concilio di Trento, quando la formazione delle confraternite è caldamente stimolata, erano presenti nel territorio di San Martino in Campo la Confraternita del Santissimo Sacramento, la Confraternita della Morte e la Confraternita del Rosario, le stesse confraternite che sono sopravvissute fino al XX secolo.
Le confraternite nei secoli hanno disegnato la vita sociale del paese che tramite queste rappresentanze decideva sulla gestione delle offerte per la realizzazione di manufatti legati alla vita religiosa o dei loro restauri o rifacimenti.

La Chiesa della Madonnuccia e i suoi affreschi
Lâodierna chiesa della Madonnuccia è una piccola porzione dellâedificio che esisteva fin dalla metĂ del quattrocento. La chiesa attuale corrisponde allâabside dellâoratorio che è appartenuto, tra il quattrocento e il cinquecento alla confraternita dei Disciplinati di San Martino in Campo. Tale oratorio nella seconda metĂ del cinquecento è unito alla confraternita del Santissimo Sacramento. Lâoratorio era a quei tempi luogo di devozione anche per lâattribuzione di un miracolo ad un immagine della madonna in esso contenuta.
Rimane solo l’abside
A causa di una situazione di dissesto strutturale nel 1815 lâoratorio venne abbattuto lasciando in piedi solo lâabside che costituisce lâattuale chiesa della Madonnuccia che allâesterno è stata rimaneggiata con la costruzione ai primi del novecento del campanile a vela.
Il ciclo di affreschi
Il pregio della chiesa della Madonnuccia è dato dal ciclo di affreschi con La madonna con cherubini e con San Cristoforo e altro santo nella parete di fronte e nelle pitture laterali a destra San Giorgio che uccide il drago e sulla parete di sinistra San Martino nellâatto tagliare il mantello, tali affreschi sono attribuiti, tra le varie ipotesi ad Andrea Aloigi detto lâIngegno come riportato nella descrizione allâinterno della cappella: âil ciclo di affreschi, restaurati nel 1979 da V.Marini, è attribuito dal Fischel a Tiberio dâAssisi, seguito dalla Pecugi Fop.
Recentemente S. Ferino Pagden, che dedica un saggio allâopera, vi riconosce lâattivitĂ di un forte maestro egualmente attratto dai modi del Pintoricchio e del Perugino formatosi nel cantiere della Cappella Sistina, per il quale propone lâidentitĂ di Andrea Aloigi detto lâIngegno.
La figura della Vergine è tratta dallo stesso cartone della Madonna della Scala nel palazzo dei Conservatori a Roma; notevoli sono poi i rapporti con una Madonna nella Pinacoteca di Asssisi attribuita allâIngegno da F.Todini. Il ciclo era in origine datato 1485, iscrizione trascritta dallâOrsini e andata perduta.
Lâipotesi, estremamente suggestiva, sembra avvalorata dai rapporti con lâaffresco di Assisi, in particolare nei cherubini della mandorla mentre la Vergine ha tratti piĂš duri e corsivi, forse dovuti alla cattiva conservazioneâ.



La chiesa di SantâAndrea dâAgliano
La facciata della chiesa, recentemente restaurata, è stata fatta nel periodo dellâepiscopato di Gioacchino Pecci a meta dellâottocento ed è contemplata pertanto nel novero delle chiese ottocentesche leonine. Sopra il portale una rappresentazione in ceramica di SantâAndrea. Lâinterno della chiesa ad unica navata è stato decorato nel novecento come è riportato nella data impressa nel cornicione MDCCCCLXV.
Raffigurazione dei quattro evangelisti
Sul soffitto dei motivi che richiamano un cielo in cui sono dei tondi con la raffigurazione dei quattro evangelisti con accanto i loro simboli. Sulla parete di sinistra câè lâimmagine della Madonna del Santissimo Rosario che viene portata in processione nel mese di ottobre; alla chiesa di SantâAndrea dâAgliano è collegata infatti la confraternita del Rosario, attiva fina in epoca recente. Il santo a cui è legato il paese viene festeggiato il 30 di novembre.

La Miniera di lignite di San Martino in Campo
Nel Pliocene era presente, nellâarea definita attualmente dalla regione Umbria, un grande lago dalla forma di ipsilon rovesciata chiamato âLago Tiberinoâ. Lungo le sponde del lago, nellâalternarsi delle vicende geologiche, si interrarono intere foreste di conifere (pini) che in seguito ad un processo di decomposizione in assenza di ossigeno dettero origine a giacimenti lignitiferi.
In funzione fino al 1945
Anche nel territorio di San Martino in Campo era presente un giacimento lignitifero nella pianura alluvionale del Fiume Tevere. Fu cosĂŹ che agli inizi del â900 con lo sviluppo di attivitĂ industriali come quelle siderurgiche diventò conveniente lâestrazione della lignite da utilizzare nellâindustria.
Come in altre zone dellâUmbria a San Martino in Campo venne aperta la miniera di lignite che rimase in funzione fino al 1945, quando, finita la seconda guerra mondiale, non risultò piĂš conveniente la sua estrazione in quanto la lignite fu sostituita dal carbone fossile proveniente dallâestero.
Per quasi mezzo secolo la miniera di lignite ha accompagnato lo sviluppo dellâeconomia del paese insieme a poche altre realtĂ industriali e lâattivitĂ agricola che allora era prevalente.
Una memoria da recuperare
Ă iniziato un lavoro di recupero della memoria della miniera, in parte con la collaborazione dellâISUC e di antropologi locali, che dovrĂ essere sviluppato anche per la importante raccolta iconografica messa a disposizione dai cittadini di San Martino in Campo, in parte presente in una pubblicazione di fotografie a cura della Proloco.
Si riporta di seguito una intervita ad unâanziana del paese sul tema della miniera che è parte di un lavoro di prossima pubblicazione sui mestieri scomparsi.
Intervista a Antonietta Baldi
“La miniera”
âClasse 1924 sò vecchia eh sò nata a Poggibonsi, Siena e a 4 anni sò venuta via perchĂŠ l mi babbo nn câaveva piĂš da fa perchĂŠ la miniera era chiusa; è venuto a Torgiano faceva lâassistante in galleria. Io abitavo anche dentro la miniera câavevamo la casa cò lâaffitto pagato.
Ho studiato…….. il quarto magistrale ma dopo è scoppiata la guerra io dovevo fa il ………….superiore a Perugia perchĂŠ la media lâavevo fatta a Gubbio quellâanno.
E l mi babbo me disse adesso vuoi andĂ a Perugia? me fai sta agitato tutto il giorno? In galleria si sta male …………. e allora io andai in miniera e câavevo 16 anni. Andavo a scuola privata del prete e poi câerano gli altri professori; eravamo diversi anche quelli piĂš nominati: Signoria, Bettona…. i piĂš ricchi.
L mi babbo guadagnava bene. I professori eran ben pagati. Tutto il giorno durava la scuola io poi da Torgiano andavo giĂš in discesa e arrivavo alla miniera. Quando câavevo gli esami a Gubbio, lâultima volta che ci sò andata sò cascata co la bicicletta sò andata a scuola con tutti i ginocchi fasciati. In casa câavevo na sorella piĂš grande la mi mamma e l mi babbo, in 4.
La mi sorella faceva la sarta e ha mparato da lâinsegnante a Torgiano e ha finito de mparĂ a 22, 23 anni però la mi mamma non voleva che faceva lâamore cò uno che nn câaveva voglia de fĂ niente, nn câaveva un lavoro fisso. La mi mamma dentro casa faceva tutto tutto. Io ho lavorato sullâufficio della miniera, le paghe facevo e poi piano piano sâinnamorò Pompeo che lavorava con me in ufficio.
Dopo tanti anni la miniera ha chiuso, durante la guerra? nel 40 gli operai da 150 divennero 650 e io e Pompeo facevamo le paghe a tutti quanti anche le donne lavoravano: raccoglievano il truccolo, la lignite. Un altra miniera câera anche qui a S. Martino in Campo.
Câandavano per non partĂŹ in miniera i ragazzi.
Io me sò sposata nel 48 e sò venuta ad abitĂ su questa casa qui a S. Martino in Campo. La festa del matrimonio nsomma nel 48 ancora si …………la vita fatta male della guerra; la guerra finĂŹ nel 45 ma câera ancora un pò di povertĂ . Tanti soldi non câerano. Per pagare gli operai ci dovevon portare il biglietto perchĂŠ glie lâavevamo dato il giorno avanti per vedere le ore che avevano fatto.