Brigata Pretolana

Folcloristico gruppo canoro di canti popolari. “I testi delle canzoni li scriveva Ugo, mio fratello girava sempre con due cucchiai nella tasca della giacca per improvvisare uno spettacolo” – Roberto Alunno

Foto storica della Brigata Pretolana (Perugia)

Cultura materiale e mestieri: la brigata pretolana

Storia e ambiente

Inizio della ricerca – Febbraio 2007

L’Associazione “Ecomuseo del Fiume e della Torre”, decise di recuperare la “Storia della Brigata Pretolana”, dando vita ad una serie d’interviste ai superstiti, famigliari, conoscenti e protagonisti della vita culturale negli anni del secondo dopoguerra. Le interviste hanno permesso la raccolta di foto, documenti, dell’unico disco in vinile, dei “cucchiai” e del diario di Remo Alunno, dei quaderni del paroliere Ugo Pappafava, del “cembalino” di Piero Bracarda, di giornali e volantini dell’epoca, e altro ancora. Tutto ha avuto inizio nel febbraio del 2007, quando in un pomeriggio di carnevale, siamo andati ad intervistare, e a conoscere Roberto Alunno, l’ultimo superstite di questo simpatico e particolare gruppo canoro di canti popolari.

Dopo l’importante incontro avvenuto nella sua abitazione di Mantignana (PG), ne sono scaturiti altri e, come negli scavi di un’area archeologica, tutto il Patrimonio Culturale, creato dalla Brigata Pretolana è tornato meravigliosamente alla luce.

Le vicende raccolte dai documenti, e dalle varie testimonianze, hanno come scenario iniziale Pretola, un piccolo borgo fuori Perugia, adagiato sulla sponda occidentale del fiume Tevere. Abitarono quasi tutti di qui, i componenti della “Brigata Pretolana”.
Siamo nella metà degl’anni ’50.

Queste le persone intervistate dal 2007 al 2011.

  •  Roberto Alunno (ultimo superstite della Brigata Pretolana): Febbraio 2007;
  •   Don Lorenzo Fioretti (parroco a quei tempi a Pretola): 09/07/2008;
  •   Claudio Alunno (figlio di Remo Alunno): 11/08/2008;
  •   Luciano_Bracarda (figlio di Piero Bracarda) : 31/07/08;
  •   Marcello Radicchi (fisarmonicista che accompagnò la Brigata a vari concerti): 17/08/2008;
  •   Gino Goti (noto presentatore radio televisivo dell’epoca): 28/08/2008;
  •   Vincenzo Bellini: 14/09/2008;
  •   Giorgio Moschetti (Presidente della Filarmonica di Pretola): 09/10/2008;
  •   Donatella Flamini: 14/10/2008;
  •  Luigi Spaccini: 18/08/09;
  •  Marcello Manuali: 22/09/2009; 12) Giorgio Alunno: 27/05/2011

 

Barca e puntone
Barca e puntone
Barca antica
Barca antica

Racconta Roberto Alunno : la voce più bella della Brigata Pretolana

Classe 1927, è stato l’ultimo testimone del gruppo. E’ scomparso nel febbraio del 2010 (ex mugnaio, originario di Pretola ma residente dal 1949 a Mantignana, nel corcianese).
Intervista del Febbraio 2007 _Mantignana – PG

“Era da poco passato il fronte e la sera, nelle botteghe di Pretola ci si riuniva per stare insieme: alla fine c’era sempre chi cominciava ad intonare una canzone e, accompagnati da chi suonava con dei cucchiai, o batteva sui tavolini e sui vassoi, si cominciava a cantare”.

Nasce così, appena finita la Seconda guerra mondiale, quella che sarebbe diventata la “Brigata Pretolana”, un gruppo di musica “folk”, in parte sui generis, che, tra gli anni ’50 e ’70, avrebbe ottenuto importanti riconoscimenti anche a livello nazionale.

Ancora Roberto

“A Pretola erano rimasti i miei amici e la mia famiglia, quindi quando potevo ci tornavo. Bastava che mio fratello Remo mi chiamasse per andare a cantare da qualche parte, io lo raggiungevo subito”.
All’inizio, ad esibirci “eravamo io, mio fratello, Piero Bracarda e Ugo Pappafava”, nucleo originario a cui si sarebbero aggiunti più tardi, “perché conoscevano i
canti alla mietitora”, i fratelli Giostrelli. Sono i primi anni ’50, e questo gruppo di 4 musicisti assolutamente originali gira per il perugino, diventando in breve famosissimo: propongono un repertorio tradizionale, canti di narrazione a cui affiancano canzoni allora in voga, rivisitate alla loro maniera e composizioni originali.

“I testi delle nostre canzoni – ricorda Roberto – li scriveva Ugo, mentre per la musica mio fratello era il vero genio. Girava sempre con due cucchiai nella tasca della giacca e così, dove si trovava, era sempre pronto per improvvisare uno spettacolo.

Se eravamo tutti insieme, bastava che lui trovasse qualcosa che avesse un buon suono, cominciava a tamburellarci sopra e subito noi gli andavamo dietro”.

Roberto, come ricordano ancora gli abitanti del paese, era “la voce più bella di Pretola”, (qualità che non si è certo perduta, come ci fa capire intonando, nel corso dell’intervista, qualche frammento delle sue vecchie canzoni).

L’anno della svolta, e dell’improvvisa ribalta nazionale, è il 1966.
E’ l’anno del
Festival Folk 2 di Torino, rassegna musicale internazionale del canto popolare e di tradizione.

Ancora Roberto

”Mi ricordo che un giorno venne a sentirci un certo Lionello di Torino. Poi – prosegue Roberto – dopo qualche tempo ci fece chiamare e ci invitò a questo festival”. Li accanto ai nomi più importanti della musica popolare italiana e internazionale (solo per fare alcuni esempi, tra i promotori e i partecipanti figuravano personaggi del calibro di Giovanna Marini, Ivan Della Mea e Fausto Amodei) “siamo stati accolti in maniera incredibile: i nostri concerti erano unici, originali, spettacoli a cui la gente partecipava con grande entusiasmo”. Un successo che permette alla Brigata Pretolana di intraprendere una vera e propria tournée in giro per l’Italia (da Roma a Salerno, passando per la vittoria al Festival del folk di Siracusa) e di realizzare, nel 1969, un disco. Album, registrato all’allora cinema Eden di Ponte Felcino, in cui furono raccolte “le canzoni tradizionali della nostra zona, insieme a quelle che aveva scritto Ugo e a quelle alla mietitora”, che si cantavano cioè, in particolar modo nel tuderte (sono infatti dette alla todina), nel periodo della mietitura. In tutti gli anni ‘70 abbiamo continuato ad esibirci, ogni volta che ne abbiamo avuto l’opportunità, in giro per l’Umbria, anche se la musica è rimasta sempre e solo un hobby”.

La testimonianza di Lorenzo Fioretti

(Intervista del 9/Luglio/2008) classe 1927, ex parroco di Pretola

Racconta Lorenzo :

…”Che io sappia il gruppo esisteva già quando arrivai. Io avevo la necessità di conoscere la gente del posto per potermi integrare e svolgere la mia funzione. Il modo migliore di avvicinare la gente per conoscerla era di entrare nella loro quotidianità, nelle loro dimore, nelle botteghe, nei bar, e così via. Allora vi erano due bar. Siamo nel 1958, credo, e in questi bar spesso compariva un gruppo di persone, tutti maschi (io ne ricordo essenzialmente cinque), che, per puro spirito di allegria, cantava e suonava in modo bizzarro. Un bicchiere o due e subito, con cucchiai, forchette forse, bicchieri, piani dei tavoli, e così via, ecco il via ai loro ‘concertini’. Canti popolari, i più, da loro in parte rivisitati e interpretati in modo pittoresco. Erano Ugo Papppafava, il ‘direttore d’orchestra’ direi, Nello Giostrelli, per me elemento fondamentale, Pierino Bracarda e i due fratelli Alunno, Remo e Roberto. Gino Giostrelli, il sesto, voi me lo ricordate, sì c’era ma assai di rado a quanto mi sembra di ricordare”….

Testimonianze di Claudio Alunno e della madre Antonia Torzoni (Silvana)

(Intervista del 11/Agosto/2008)

Racconta Claudio (il figlio più piccolo di Remo Alunno):

…“Il loro modo di presentarsi al pubblico, agli altri, non dava mai alcun fastidio, anzi dava piacere, divertivano; per noi famigliari era poi anche motivo di orgoglio. Dopo la partecipazione al Folk Festival 2 di Torino nel ’66, acquistarono una certa rinomanza. Così oltre che cantare e suonare tra loro e tra la gente del posto, venivano chiamati alle feste o sagre (Festa dell’Unità, Festa dell’Avanti, feste religiose, sagre paesane; loro andavano perché volevano divertire, senza sorta di ideologia politica, quella la mettevano da parte), ai matrimoni, a vari spettacoli ufficiali (anche concorsi) e ci andavano molto volentieri, perché si divertivano e volevano fare divertire. Ma attenti, non erano dei “pagliacci”, tutt’altro. Anzi! Mio padre era puntiglioso, aveva anche un certo rigore, era sin troppo serio, a volte, nonostante le apparenze formali”…

Racconta Silvana (moglie di Remo Alunno):

“…Io ricordo la Brigata con grande soddisfazione. Soddisfazione non tanto di essere la moglie di uno dei componenti effettivi, quanto del fatto di vedere come quel gruppo fosse coeso, come quel gruppo stesse con piacere unito e la gente lo guardava , lo ascoltava, lo ammirava.

No, io non sono mai andata con loro. Era ‘cosa’ riservata agli uomini. Ma non ero affatto gelosa, sappiatelo, anche se ogni tanto qualcuno del gruppo ci …, beh, lasciamo stare. Ci pensate che ‘bucciottata’ poteva essere se io, unica donna, avessi partecipato alle loro rappresentazioni? Erano tutti uomini, a volte 4, a volte 6, a volte forse di più.

La testimonianza di Luciano Bracarda

(figlio di Piero Bracarda – intervista del 31/07/08)

Racconta Luciano :

…”Da bambino, da ragazzino non potevo ancora comprendere la portata, sia pur contenuta, di quell’esperienza canora del tutto particolare. Ora non posso non essere orgoglioso di essere uno dei figli dei componenti il gruppo: han pubblicato un disco, sono stati invitati al Folk Festival 2 di Torino (nel ’66), la domenica mattina li sentivo alla radio nella trasmissione “qua e là per l’Umbria”… insomma hanno avuto la loro notorietà per un certo periodo di tempo.

Indubbiamente volevano in un certo qual modo raccontare la vita popolare di campagna di quei tempi, ma fondamentalmente cantavano per stare insieme, per fare bisboccia; era quasi un passatempo per loro quel modo di raggrupparsi e cantare un po’ ovunque, dove capitava; ne erano coscienti e contenti.

Questo vorrei dirvi: ero ragazzetto, e ogni pomeriggio sempre alla radio ascoltavo una trasmissione, ricordo che durava poco (meno di 30’ minuti sicuramente), una trasmissione sui canti e sulle musiche popolari. Era condotta da Otello Profazio… “
“…ascoltando quella trasmissione radiofonica, ho potuto scoprire la musica popolare non solo ‘di casa’ ma anche quella di altre regioni. Mi ha subito affascinato e ho capito successivamente che era un modo di comunicare un certo tipo di cultura, era un modo di trasmettere momenti di vita e far conoscere determinate realtà contadine, popolari appunto, agli altri ”.

La testimonianza di Marcello Radicchi

(Intervista del 17/08/2008) Nel 1974, giovane fisarmonicista, andò in tour con la Brigata Pretolana nella città di Torino)

Racconta Marcello :

…“Ero ragazzino. Conoscevo Ugo Pappafava, assicuratore, perché veniva a casa in quanto papà era un suo cliente. Mi colpì subito perché era affabile, spiritoso, simpatico anche nei colloqui di lavoro. Allora io era allievo di A. Breccolenti, maestro di fisarmonica. Da cosa nasce cosa e così, nei primi anni ’70, fui reclutato a suonare con loro in almeno quattro circostanze. Ricordo a Cannara, a Monte Castello Vibio e allo spettacolo-festival di Torino nel 1974 (pensate: per andare là chiesero il permesso non tanto ai miei genitori quanto al mio datore di lavoro; già lavoravo). Vi voglio raccontare di quell’esperienza, perché per me fu particolare e poi fu l’ultima, con loro. Non ebbi più contati diretti con loro. Si andò in treno. Eravamo però 3, in quanto la Brigata Pretolana era in formazione ridotta. Solo Ugo Pappafava e Remo Alunno. Rammento la claustrofobia di Remo, la pensione dove alloggiammo, le prove prima dello spettacolo (su di un palco per me immenso, in una grande Villa, che chiamavano Villa Savoia, con microfoni panoramici che io non avevo mai veduto prima) ”…

…“Ricordo che a Torino cantarono 4 o 5 pezzi del loro repertorio (uno sulla guerra, “Colgo la rosa” e “Le ragazze pretolane” sicuramente); io li accompagnavo con la fisarmonica. Inframmezzai un valzer (“Il battagliero”) per permettere loro un riposo (sebbene mi accompagnassero sempre con il loro tambureggiare, soprattutto Ugo, con le dita sul tavolino immancabile”)”….

La testimonianza di Gino Goti

(Intervista del 28/08/2008) noto presentatore radio televisivo dell’epoca)

Racconta Gino

…”Io allora facevo il coordinatore e l’organizzatore (ed anche il presentatore) di spettacoli vari. Chissà, può darsi fossi anche un po’ un ‘talent-scout’. Coordinavo la trasmissione radiofonica giornaliera in voga in quegli anni: “Di qua e di là per l’Umbria”. Una trasmissione che era nata nel ’59 e che terminò nel 1976. A fine anni ’60 – inizio ’70 il gruppo di questa trasmissione, che era di fatto dialettale (F. Bicini, P. Lucertini, le sorelle Chiarini, ‘Pompeo’, quelli di Terni, e altri ancora), oltre ché alla radio era presente un po’ ovunque nella regione; nel senso che era un gruppo itinerante che faceva anche spettacoli dal vivo. Questi spettacoli, dapprima teatrali, divennero poi spettacoli d’arti varie. Ecco, in tale contesto, mi fu segnalata la Brigata Pretolana, che invitai ad uno di quei spettacoli. La scoperta fu piacevolissima e alla prima recita ne seguirono varie altre”…

La testimonianza di Giorgio Moschetti

(Intervista del 09/10/2008) Presidente della Filarmonica di Pretola)

Racconta Giorgio

… “Quando mi sono sposato, sono venuto ad abitare a Pretola ed ho avuto modo di conoscere personalmente il gruppo; siamo entrati in confidenza, siamo diventati amici e così ho avuto modo di apprezzare ancor di più la loro semplicità, la loro genuinità, ma soprattutto la loro umanità.

Quando abbiamo ricostituito la banda musicale qui a Pretola, due del gruppo, Remo e Pierino, sono entrati a farne parte attiva come percussionisti, portando la loro esperienza, la loro cordialità, la loro allegria ”…

La Brigata Pretolana: ma chi erano originariamente?

 

Per tutti gl’intervistati e nei ricordi delle genti che abitano lungo il Tevere, la Brigata Pretolana è stato un gruppo di cantori di canti popolari, nel periodo tra la metà degli anni cinquanta e l’inizio degli ottanta, con la precipua caratteristica di essere un “gruppo pittoresco e trascinante”, e del tutto originale.

Difficile è datare un preciso inizio delle “attività canore”, inizialmente nato per rallegrare e rallegrarsi (anche sfogarsi e liberarsi) a fine giornata lavorativa, nei giorni di festa, in occasioni particolari come matrimoni sagre o ricorrenze specifiche, insomma quando si voleva e si poteva.

Chi erano originariamente? Ecco i loro nomi: Ugo Pappafava, Piero Bracarda, Remo e Roberto Alunno, quest’ultimo il più giovane. Talora altri si univano a questo gruppo (prettamente maschile), talora anche i giovani figli, vuoi spontaneamente vuoi perché chiamati specificatamente; vanno soprattutto menzionati i fratelli Giostrelli (Gino e Nello) coinvolti e reclutati inizialmente per i “canti alla mietitora”, in occasione del Folk Festival 2 di Torino nel 1966.

Come ci raccontò Roberto, la scoperta del gruppo la si deve a Lionello Gennero.
Correva l’anno 1966, a Torino era in preparazione Folk Festival 2, festival Internazionale del canto popolare. Così ci raccontò sempre il nostro Roberto:
“Poi una sera arrivò da Torino un certo Lionello; a Perugia gli dissero che a Pretola c’erano quattro matti che cantavano, lui ci ascoltò e poi ci invitò a Torino”. “Ah, a proposito, quando ci chiese come ci chiamavamo, gli rispondemmo che non avevamo un nome; e allora lui stesso coniò e ci affibbiò il nome di Brigata Pretolana”.

Ecco la presentazione del Festival da parte di F. Coggiola e M. L. Straniero:

“Il Folk Festival fu organizzato dal Comitato Studentesco dell’Accademia Albertina ed ebbe luogo da giovedì 8 a domenica 11 settembre 1966. Rispetto al Folk Festival I (Torino, 1965), questo fu caratterizzato da una maggiore partecipazione di cantanti stranieri., e, ci pare, da un più marcato impegno politico. Tuttavia, si potrebbe dire che la formula stessa della rassegna pura e semplice, feconda e nuova, ma al tempo stesso immotivata ed inerte sul piano delle idee, abbia seguito – nel momento stesso del successo – la fine inevitabile di un’esperienza che molti pensavano sarebbe continuata per parecchio tempo. Quanto al mondo studentesco, dal quale l’iniziativa era partita e grazie alla cui vivacità si era sviluppata (non ostante la viscosità e la lentezza delle strutture torinesi, la loro aperta riluttanza a mettersi al servizio di una cultura che non sia il dopolavoro FIAT), basti pensare a quanto è cambiato il clima, a quanto è successo in questi due anni e mezzo che ci separano dall’autunno del 1966, tanto vicino nel tempo eppure già così lontano, appartenente ad un diverso decennio, a un limbo nel quale non erano ancora esplosi eventi come la contestazione francese di maggio, il male oscuro di Praga, il ritorno dallo spazio dopo il viaggio sulla luna”.

Quel momento e quel successo permise alla Brigata di intraprendere nel corso degli anni successivi fino ad almeno metà anni settanta una vera e propria tourneé in giro per l’Italia e in un paio di circostanze almeno anche all’estero, in Europa.

Nel 1969, per la CEDI (FOLK SERIE TETRACORD) la Brigata Pretolana registra all’allora Cinema Eden di Ponte Felcino (a pochi km da Pretola) il loro primo (ed unico) album LP (intitolato “ALLA TODINA”), in cui furono raccolte “le canzoni tradizionali della nostra zona, insieme a quelle che aveva scritto Ugo e a quelli ‘alla mietitora’ con i fratelli Giostrelli” (dice sempre R. Alunno). Questi canti sono detti anche “alla todina”, alla maniera di Todi, ove soprattutto venivano cantati e tipicamente nel periodo della mietitura.

L’album venne così presentato:

“Un discorso poetico musicale che bene si inserisce nel movimento di valorizzazione dell’espressione musicale popolare attualmente in fermento, che semplifica i più diversi momenti espressivi di un popolo sul modulo di un canto limpido e schematico, un canto narrativo che accompagna l’esecuzione dei lavori quotidiani, dalla mietitura alla vendemmia, dalla raccolta delle olive fino al bucato delle donne. Questo breve florilegio di espressione popolare ci offre un panorama di valore non consueto, dal Canto alla mietitora, che rappresenta una delle più antiche forme sopravvissute di canto rustico medioevale, al Il fazzolettino, che ritroviamo a volte con lievi variazioni nell’Italia settentrionale, canto d’amore con un sottofondo erotico abbastanza trasparente nel doppio senso che lo accompagna; da gli Stornelli, che ci ricordano i rispetti toscani, composti su antichi motivi e raggruppati al fine di raggiungere un significato unitario creando così lodi amorose o invettive, legati a ritornelli che invece non trovano quasi mai riscontro di significato o legame alcuno con lo stornello, a Una sera andando in Francia, tipica espressione del canto narrativo, altro motivo che ha ampia diffusione in molte regioni.

Sull’aria di antichi motivi Ugo Pappafava costruisce composizioni perfettamente aderenti nel linguaggio all’espressione epica popolare e a quel senso di fatalismo mistico, tradizione dello spirito umbro. E’ l’esempio del Lamento per la guerra in cui ogni sofferenza è accettata in virtù del desiderio di pace, con rassegnazione e senza invettiva; come questo, molti altri canti risentono vividamente della forte tradizione religiosa umbra. Sono infatti molto rare le canzoni di protesta sociale, senza dubbio per mancanza di un ceto proletario operaio e per la quasi totale assenza di lotte contadine e quelle poche esprimono più che la denuncia e l’insofferenza una costante rassegnazione e speranza in una giustizia che non è di questo mondo. Un disco di piacevole ascolto, in cui la Brigata Pretolana dà un saggio di quanto è sopravvissuto nella memoria popolare dell’antico patrimonio musicale della loro terra, attenendosi strettamente nell’esecuzione alle armonie tradizionali del canto popolare umbro.”

Insomma, il fatto che rende singolare la presenza di questa Brigata è l’aderenza di un linguaggio, costituitosi attraverso i secoli di poesia e di canto, ai temi della vita contemporanea, nelle composizioni recenti di Ugo Pappafava; non soltanto per i modi e con i significati propri dell’epico popolare (ancora suggestivamente propostici dai cantastorie), bensì anche nella direzione, di una tematica esistenziale, che lo spirito umbro tende tradizionalmente a volgere nel senso di un fatalismo mistico (è il caso del su citato Lamento per la guerra del 1940).

Non diversamente, nelle composizioni gioiose dello stesso Pappafava, e seguite dal gruppo con un accompagnamento sfrenato di piatti e cucchiai (ma anche altro, pernacchie comprese, e “rumori musicali” vari), l’allegria, il vino, l’amicizia appaiono come unico premio alla precarietà della vita.

I 13 testi musicali sono raccolti nel loro unico LD (é ora reperiribile, presso la Fonoteca Regionale O. Trotta di Perugia, anche in CD).
Si riporta in successione il significato di quei canti
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1 ) CANTO ALLA MIETITORA
E’ una delle più antiche forme sopravvissute di canto rustico medioevale. Il “Canto alla mietitora” (detto anche “alla Todina”, ossia alla maniera di Todi, in quanto ivi era spesso intonato), tipico del periodo della mietitura (da S. Giovanni in poi) sino agli anni ’70 era ancorasicuramente presente lungo gran parte del versante adriatico dell’Appennino (oltre l’Umbria, le Marche, l’Abruzzo ed il Molise, sino in Romagna), ma anche nel Lazio ed in Toscana (come “Stornelli toscani alla mietitura”), e riaffiora, sia pur un po’ differente, nella laguna veneta, in Istria e nell’isola di Krk. Il canto è detto “canto a vatoccu” o “canto a batoccu” (“a bitoccu” nelle Marche, ove sono detti anche “Canti alla falciatora”). Questo è il batacchio delle campane e verosimilmente il nome è stato applicato a codesto tipo di canto perché in esso si ha il battere e ribattere delle due voci (sue maschili, o una maschile e l’altra femminile, a volta anche due coppie di voci). Nel Lazio (p. es. nella zona di Tivoli, RM) si chiama invece “a pennese”, ed in Istria “a la longa” o “a pera”.
E’ un canto a polivocalità primitiva (secondo un modello di “discanto”) e si applica in genere a stornelli su due endecasillabi ripetuti.

2) AL SUONO DI CHITARRA E MANDOLINO
E’ una serenata, anzi è la serenata di presentazione della Brigata Pretolana, probabilmente scritta da Pappafava su pregressi motivi d’autore anonimo.

3 ) COLGO LA ROSA
Sulla falsariga dei rispetti toscani è una specie di contro-serenata, quasi brutalmente anti- femminile (evidentemente dopo una rottura sentimentale).

4) LE RAGAZZE PRETOLANE
E’ il canto più famoso, forse emblematico, della Brigata Pretolana. Una specie di stornellata “senza alcun reale o particolare significato” (come ci diceva la moglie di Roberto Alunno”, anche se…(ascoltatela e capirete).

5 ) AMORE ETERNO BACIAMI
Altro loro stornello, scherzoso e spiritoso, d’amore e di speranza.

6) LE UNDICI ORE
Una commistione di almeno un paio di canti di origine settentrionale: “Le undici ore” (I, II e V strofa), di provenienza del piacentino (una delle quattro province di altrettante regioni: Piacenza, Genova, Alessandria, Pavia); e “Le carrozze son già preparate” (IV strofa), canto di nozze d’origine lombarda.

7 ) VIENI DOLCE AMORE
Un conciso ma perentorio invito all’amore da parte di tutta la Brigata.

8) ME LO DAI STO FAZZOLETTINO
“Il tuo fazzolettino”, canto popolare amoroso, nella versione trentina (Val di Non, con armonizzazione di A. Pedrotti) è “una poesia di una fresca grazia, quasi fanciullesca”, “notevole anche musicalmente per il variare dal modo maggiore a quello minore, a tempo di valzer”. A detta di S. Boldini (ne “Il canto popolare strumento di comunicazione e di lotta”) trattasi di una canzoncina amorosa, con qualche doppio senso propriamente erotico, diffusa pressoché in tutt’Italia, ma forse di impronta centro-settentrionale (come “Me lo ridoni quel fazzolettino”).  A carattere originariamente monodico (per una sola voce) il canto risponde per molti tratti al modello della canzone narrativa-iterativa; è un canto presente durante taluni lavori agricoli e di casa in campagna, come per altro nel repertorio della vita militare (è anche un canto degli alpini) e persino in osteria.  Ma sentite cosa dice G. Vettori (“I canti popolari italiani”): “Il fazzolettino” è fra le canzoni più note della tradizione orale e diventa patrimonio nazionale con l’ingresso nell’equivoco mondo dei “Canti di Montagna”. Un’esecuzione dignitosa, e per quanto possibile non slegata dagli autentici modi espressivi popolari, è quella della Brigata Pretolana.

9) ED UN GIORNO ANDANDO IN FRANCIA
Tipica espressione melodica del canto narrativo è diffusa lungo tutta la dorsale appenninica ma potrebbe avere origine nel veneto (“Un bel giorno andando in Francia”). Se ne conoscono almeno 2 varianti con stessa melodia ma parole completamente diverse a sfondo sociale (come canto dell’emigrazione) e politico (“La canzone dell’8 settembre”, del Gruppo Padano di Piadena). La versione della Brigata fa fede al testo base.

10) DI NOME SON CHIAMA T A TERESINA
Di verosimile origine piemontese (“Teresina” ovvero “Oh come son chiamata”, registrata per la prima volta nel 1071 a Castelnuovo Nigra, TO), sempre come canzone legata al filone dei canti del matrimonio, G. Vettori scrive: “di una canzone dal testo assai simile si può ascoltare una bella esecuzione della Brigata Pretolana”!

11) O DIO DEL CIELO
Bellissimo e struggente canto popolare, è conosciuto soprattutto nella sua versione trentina all’interno dei Canti di Montagna (è un canto degli Alpini, cantato nella I guerra mondiale), ma sono note anche antiche versioni venete, romagnole e toscane. Qui la Brigata Pretolana ne esegue la sua versione magistralmente antimilitarista.

12) LAMENTO PER LA GUERRA
Di U. Pappafava, come già detto, è un esempio dello spirito umbro: ogni sofferenza è accettata in virtù del desiderio di pace, con rassegnazione e senza invettiva.

13) BUONASERA MIEI SIGNORI
Il congedo, il saluto, gioviale e allegro, l’arrivederci della Brigata Pretolana. Nel 1973 il disco verrà ripreso e riprodotto dalla Collana ALBATROS, come “IL VATOCCU e altri canti tradizionali dell’Umbria”). Il “canto alla mietitora” è infatti un “vatoccu”, cioè un tipico canto a polivocalità primitiva (secondo un modello di “discanto”) che era presente lungo gran parte del versante adriatico dell’Appennino (Marche, Abruzzo) e riaffiora (un po’ differente) in Istria (veneti e croati). Il “vatoccu” (o “batoccu”) è il batacchio della campana e probabilmente il nome è stato applicato a questo tipo di canto perché in esso si ha il battere e ribattere delle due voci. Ma dove ha cantato, a cosa ha partecipato la Brigata Petolana in quel decennio particolarmente vivo e ricco? Innanzitutto ha partecipato a vari Concorsi musicali di Canti Popolari/Tradizionali, in alcuni casi anche vincendo: così al “Grifoncello d’oro” al Morlacchi di Perugia nel 1972, al “Festival dei canti popolari umbri” a Nocera Umbra, nel 1974 ancora a Torino alla “Tre giorni di Folk”, al “Festival Internazionale della canzone Folk” a Salerno, e altri ancora. Ha poi soprattutto cantato, partecipando a volte anche con altri gruppi, a moltissime manifestazioni canore in occasione di sagre o feste patronali, festival e feste dell’unità, feste dell’avanti, in occasione di feste da ballo, carnevali, in casa circondariale per i detenuti, in feste paesane, e chi più ne ha più ne metta. Presente soprattutto in tutta l’Umbria, in alcune circostanze si è spinta anche fuori regione per approdare in Belgio ad una manifestazione folkloristica assieme ad un gruppo di Annifo di Foligno.

All’inizio degli anni ottanta, prima Pierino, poi Ugo e quindi Remo, muoiono, a poca distanza l’uno dall’altro. Ormai l’epoca della Brigata è finita, rimane solo un grande ricordo, rimangono le loro canzoni, i loro volti. Ma nel 2008, Roberto Alunno il più giovane del gruppo e ultimo testimone, era fortunatamente ancora in vita.

Anno 2008 – Roberto Alunno torna ad esibirsi con alcuni musicisti della Filarmonica di Pretola

Nel 2008, l’Associazione che promuove iniziative partecipate tese a realizzare l’Ecomuseo del Tevere, convince Roberto Alunno a tornare a cantare. Roberto, nonostante le sue non buone condizioni di salute e l’età molto avanzata, accetta con entusiasmo. L’idea è quella di organizzare una serata di canto popolare all’interno alla Festa della Canaiola di Pretola (che per tradizione ogni anno si tiene in ottobre) cantando con alcuni musicisti della locale “Filarmonica di Pretola”. L’Obiettivo era ben definito: cercare di recuperare, tutelare e valorizzare il ricco patrimonio canoro della Brigata, del tutto peculiare, accompagnandolo con storie raccontate e con cantori del territorio. La serata-evento ebbe un grande successo di critica e di pubblico, così da indurre il gruppo canoro a continuare l’esperienza.

 Advanced settings.

La peculiarità e la prerogativa di questi spettacoli-concerto che nell’arco di un paio d’anni si sono tenuti in varie località, tutte lungo o non di molto discoste dal percorso del fiume Tevere (Pretola, Torgiano, e Territorio d’Arna essenzialmente) o a Perugia, è stata quella di accompagnare le esibizioni canore con il racconto orale di quella storia.

In altre parole i canti erano intervallati non solo da una loro specifica presentazione e spiegazione, ma anche dalla narrazione di momenti di vita, di storia, legata al gruppo, raccolti dalle interviste fatte e dalla memoria di svariati elementi. La semplice riproposizione dei canti qual tali, in fondo ancora in numero limitato, sarebbe stata riduttiva e di scarso valore culturale.

I racconti e le narrazioni hanno invece arricchito e giustificato le finalità del progetto che, come già detto, era ed è quello di ‘riconoscere’ quei canti, riproporli, ricantarli, raccontandone la storia all’interno di un discorso più ampio che si allaccia anche alla storia e alle tradizioni di Pretola e di altri borghi limitrofi nel Comune della città di Perugia.

Le ‘voci narranti’ che, via, via si sono alternate in questi primi anni di Concerti, sono state quelle di alcuni soci/e dell’Associazione dell’Ecomuseo del Fiume e della Torre di Pretola, animatori del progetto che, curando e leggendo anche i testi delle narrazioni, essi stessi ne sono diventati parte integrante e protagonisti.

Nel febbraio 2010 Roberto ci lascia. Però, nonostante il grande vuoto, il gruppo di musicisti che si era andato formando attorno alla sua straordinaria voce, decide di continuare la missione. L’obiettivo rimaneva sempre lo stesso: ricercare e valorizzare il canto popolare del territorio perugino, nell’orizzonte dell’esperienza ecomuseale che si stava sviluppando. La scomparsa di Roberto dette impulso a nuovi Concerti. Un altro piccolo gruppo di giovani musicisti (tre), andò a rafforzare il gruppo superstite e, nell’ Agosto del 2010, si dette vita ad un Concerto dedicato proprio alla figura di Roberto Alunno. Concerto che ebbe un grosso successo…

Era questo il preludio alla nascita di un nuovo gruppo canoro, che avrebbe, nel solco della tradizione, continuato e innovato la “Storia della Brigata Pretolana”.

7 Ottobre 2010 : nasce la ‘Nuova Brigata Pretolana’

(Risultato della ricerca ecomuseale, promossa dall’Associazione “Ecomuseo del Fiume e della Torre” di Pretola).

 

Il 7 Ottobre 2010, presso il teatro tenda della “Festa della Canaiola” di Pretola, il gruppo musicale ‘Sonidumbra’ presenta il suo progetto denominato : “Umbria Tradizioni in Cammino”– scopri l’Umbria, una serata di canto popolare con la partecipazione di tre gruppi musicali umbri : il “Gruppo dei Maggiaioli di Valfabbrica” – la “Nuova Brigata Pretolana” e “Sonidumbra”.

E’ questo l’evento in cui il nuovo gruppo si presenta con il nome di : Nuova Brigata Pretolana”, grazie anche all’imprimatur di Marco Baccarelli di ‘Sonidumbra’.

La formazione che accompagnava Roberto Alunno, decise così di strutturarsi, arricchendosi di nuovi elementi. Ed oggi, la Nuova Brigata Pretolana può contare ben 9 soggetti : Claudio Alunno, Francesco Becchetti, Francesco Ciofetti, Gianluca Giovagnoni, Ivan Manfroni, Paolo Mencaroni, Marco Moretti, Raffaele Spaccini, Giorgio Alunno.

I narratori che si sono alternati in questi primi anni, o poco più di attività, sono stati : Daniele Crotti (che ha curato tutti i testi narrativi dei vari Concerti), Patrizia Bracarda, Graziano Vinti, Diego Mencaroni e Lorena Alunni Breccolenti (tutti soci dell’Associazione per l’ecomuseo).

Nel corso dell’anno 2011, la “Nuova Brigata Pretolana” ha partecipato ad altri eventi musicali : a Pontirolo di Drizzona (CR) – in occasione della Festa annuale della Lega di Cultura di Piadena –, alla Festa del 1°Maggio a Pe rugia, a Ramazzano, a Civitella d’Arna, a Ponte d’Oddi (progetto estivo del Comune di Perugia, Fare Night 2011), a Civitella Benazzone, ecc.

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Mappe e Itinerari

I luoghi della Brigata Pretolana, dei suoi componenti, sono legati al piccolo paese di Pretola, rimasto quasi intatto col passare degli anni. Il fiume, la ferrovia, e le colline, ne hanno preservato, e per molti anni impedito, lo sviluppo urbanistico. I componenti della Brigata sono nati qui, alcuni vi hanno vissuto fino alla morte. Qualcuno vi svolgeva anche l’attività lavorativa. Roberto Alunno, era un giovane mugnaio presso il molino di Pretola (poi si trasferì in quel di Mantignana).

Giostrelli Nello era stato noleggiatore di auto, e negl’anni 60/70, aveva potuto aprire un negozio di frutta e verdura, proprio nella piazza del paese (ancor’oggi vi è un negozio di frutta e verdura). Ugo Pappafava , il paroliere, nella propria abitazione, in Via della Salvia, aveva una piccolo fondo per fare il calzolaio, ma Ugo si arrangiava a fare anche il barbiere, il doposcuola per i ragazzi bisognosi di recuperare la materie scolastiche, diventando negli ultimi anni della sua vita anche un assicuratore d’auto, molto conosciuto, ecc.

Un itinerario per conoscere i luoghi dove il gruppo canoro improvvisava le sue cantate, può essere ricondotto alle vecchie botteghe di paese, botteghe che oltre a vendere ‘ogni ben di Dio’, avevano la mescita del vino, la vendita di carne, ecc.; di sera, dopo il tramonto si trasformavano in vere e proprie “osterie”. Era li, che dopo cena, s’incontravano i lavoratori edili, i pescatori, i contadini, i pensionati, mentre i ragazzi, dopo carosello andavano a nanna…La Brigata Pretolana si esibiva spesso nelle botteghe, o nelle piazzette durante le feste di paese.

Le botteghe di quel periodo, erano conosciute con il nome di: la bottega d’Ugenio,
(di Eugenio Canonico),
la bottega d’Guido ( di Guido Cavalaio), l’bar d’Paolo (di Paolo Picchioni, che era allo stesso tempo bottega e Bar).

Oggi, le ‘botteghe’ sono scomparse, sono state trasformate in garage, o fondi d’abitazione. Ma ogni qual volta si attraversano quei luoghi, come per incanto, tornano alla mente i volti, le mani scavate dalla fatica dei tanti operai,pescatori,contadini,… e si sentono in lontananza i canti, le giocate di carte (la primiera, la passatella), e i bambini che attendono i caroselli televisivi…Immagini vive che attraversano lo spazio e il tempo….