la tradizione del carnevale

Disseppellimento di Carnvalino a Pretola.

Le Tradizioni :il Carnevale

Sommario

 

 

Nei giorni di Carnevale ci si vestiva con le mascherine e si andava “a cicattlone”,termine dialettale dei Ponti, per parlare dell’ usanza soprattutto tra i bambini, di bussare di porta in porta chiedendo un’offerta, come si andasse a chiedere la carità, e si riceveva in dono qualche salsiccia (era quello il periodo in cui si ammazzava il maiale), oppure un uovo, ed anche uno strufolo ricoperto di miele. Ma cosa è rimasto di queste tradizioni?

Carnvalino a Pretola

E’ rimasta la festa di Carnvalino a Pretola, interrotta agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso ed in questi ultimi anni tornata a vivere grazie all’ Ecomuseo del Tevere. La tradizione pretolana vuole che la statuetta venga tirata fuori dal suo sepolcro, posto nelle vicinanze della Torre, e fatta resuscitare durante una farsa messa in scena dagli abitanti del paese. Subito dopo Carnvalino viene portato in trionfo per le strade di Pretola accompagnato dai canti della gente. La serata festosa si conclude con una “Majalata” (cena a base di carne di maiale per celebrare l’inizio del Carnevale) all’interno del Cva di Pretola. La notte di martedì grasso Carnvalino viene riposto di nuovo nel suo sepolcro, per rimanerci fino alla sua “rinascita” che avverrà il 17 gennaio dell’anno successivo.

Il Carnevale di Colombella

“ … E poi il carnevale di Colombella con le sue serate danzanti, le mascherate e, in tempi più recenti, le sfilate dei carri allegorici divenute famose in tutta l’Umbria. Il 10 febbraio 1980 venne chiusa al traffico, per la prima volta, la strada Eugubina da Pieve Pagliaccia a Farneto proprio per consentire lo svolgimento della festa cui partecipò una folla immensa. Come dimenticare il carro del Re Carnevale, seduto sulla colomba, simbolo del paese, che apriva il corteo o le splendide trovate come la macchina degli antenati, l’auto di Paperone, il draghino e il trenino stracolmo di bambini. Nel 1981 venne istituita “la balla dell’anno”, un premio assegnato a colui che nel corso dell’anno precedente l’aveva sparata più grossa !  A dispetto del nome, l’iniziativa era estremamente seria tanto che nel 1982 la balla (si trattava di un vero e proprio sacco di juta gigante) venne assegnata addirittura allo scrittore  Alberto Moravia. Un autotreno con corteo di macchine partì da Colombella e si recò a Roma presso l’abitazione del grande scrittore.” (da: “Storia di Colombella”, di Alessandro Vinti e Giuliano Tomassoli, Morlacchi Editore, 2012)

La tradizione di Sigefrido a Ponte Felcino

Infine chiudiamo con una segnalazione tratta dagli “Appunti Storici” dello storico Ascenzo Riccieri che così scriveva: “ Nei pressi di una chiesetta (Sant’Angelo di Canneto a Ponte Felcino) sorgeva un alto tumulo di terra sotto il quale erano stati scaricati i morti di due pestilenze che secoli addietro avevano imperversato per la città di Perugia e per i borghi, e che per paura del contagio non erano stati seppelliti nelle chiese. Questo a memoria di molti. Non sappiamo se da tale macabra usanza sia derivata più tardi la tradizione di andare a “seppellire” il Carnevale a Ponte Felcino, quando da Perugia partivasi un corteo chiassoso di gaudenti, i quali nel borgo sotterrando un grosso fantoccio di pezza concludevano in siffatta maniera le feste.”  Quindi un Carnevale davvero antico che ha subìto interruzioni durante il fascismo e successivamente nel ‘48, perché avendo una certa anima anticlericale, questo Carnevale si concludeva il “Mercoledì delle Ceneri”, e questo non si poteva tollerare! . La tradizione fu ripresa nel 1984 con la statua (alta tre metri) di Sigefrido, simbolo del carnevale ponteggiano, che apriva il corteo delle maschere per la via principale del paese. Però questo appuntamento, dopo pochissimi anni, si è nuovamente interrotto. Ma chissà che non ritorni!

Carnevale di Colombella 10 Febbraio 1980.

Carnevale a Ponte Felcino Febbraio 1984.