La leggenda della Torre di Pretola
La storia di un uomo che amava la tranquillità del fiume Tevere
La leggenda della Torre di Pretola
Storia di un uomo di nome Montenero che molti anni fa abbandonò la città di Perugia e attraverso un sentiero arrivò ad un posto tranquillo dove stabilirsi e lavorare in pace.
Una volta arrivato sulle sponde del Tevere vide una Torre bellissima ed imponente a fianco di un mulino ad acqua e decise che lì avrebbe passato il resto dei suoi giorni. A Montenero piaceva ascoltare il rumore dell’acqua del Tevere, amava stare in solitudine e guardare le foglie degli alberi danzare al soffio del vento…
“E’ un sogno!!!” pensò Montenero entrando dentro la Torre.
Mai prima di allora tanta maestosità era apparsa dinanzi ai suoi occhi che si illuminarono di gioia, mai prima di allora Montenero, uomo semplice ed umile, aveva immaginato che tante meraviglie potessero stare tutte contemporaneamente davanti al suo sguardo.
Salì una scalinata di pietra ed entrò all’interno della Torre.
Pavimenti e soffitti erano di di legno!
Nelle pareti c’erano dei camini e dei forni grandissimi.
Subito iniziò a lavorare il legno, la cosa che gli piaceva di più, con un entusiasmo tale che passavano le ore e lui neanche se ne accorgeva!!!
Si concedeva un pò di riposo soltanto la sera, scendeva lungo le sponde del Tevere, si sedeva su una pietra dell’antica chiusa ed ascoltava il lento scorrere dell’acqua, qualche volta si fermava più a lungo e parlava con la luna…
La popolarità dei suoi lavori era ormai tale che tutti sapevano che dentro la Torre di Pretola c’era un bravissimo falegname che faceva miracoli con il legno.
Montenero era felice, perchè nella Torre aveva trovato la serenità, la pace e la tranquillità necessarie per lavorare come sempre aveva sognato.
Un giorno si svegliò presto che non era ancora giorno pieno, il sole stava sorgendo dietro le colline, si stiracchiò, sorrise e scese veloce nel laboratorio.
Doveva creare! Sentiva che il fuoco della fantasia lo stava letteralmente divorando! Si mise subito al lavoro, senza fermarsi un minuto. Saltò il pranzo, saltò la cena!
La sera, il sole era tramontato da poco, l’opera era finita: uno splendido secrètaire-libreria in noce e acero aveva preso magicamente forma da quel fuoco! “Accipicchia!” urlò Montenero stanchissimo, “questo è un capolavoro degno di stare in una reggia, tra tappeti damascati e quadri bellissimi!”.
Il sonno e la stanchezza non tardarono ad arrivare e Montenero si addormentò come un bambino. La mattina seguente si svegliò e pensò che sarebbe stato bello vedere il frutto del suo lavoro in una reggia!
Senza pensarci troppo decise di far recapitare il mobile alla Regina Margherita di Savoia.
La regina, che di mobili antichi ne possedeva tanti, alla vista del capolavoro di Montenero esclamò:
“Semplicemente divino!!!”.
Ma c’era un problema: nessuno riusciva ad aprire i cassetti protetti da serrature che solo l’autore avrebbe potuto aprire. “Chiamatemi l’autore di questa meraviglia!”.
E Montenero fu invitato a corte! Lasciò con un pò di tristezza la Torre e il suo amico Tevere.
La Regina l’accolse con tutti gli onori dovuti alle persone importanti, si complimentò con lui e lo ringraziò premiandolo con una medaglia con lo stemma della Casata dei Savoia.
Montenero da allora ricevette numerosi inviti a trasferirsi nelle città più importanti ma rinunciò alla gloria e alla ricchezza per tornare a vivere nella quiete della sua Torre, per rimanere sempre vicino a quel fiume che gli aveva regalato pace e tranquillità.