Bosco di Collestrada
Crocevia di storia e di avventure
Il Bosco di Collestrada
Tutte le informazioni qui riportate sono realmente accadute e riscontrabili su testi storici.
Tutte, tranne l’incontro con il folletto Arturo, che è frutto della nostra fantasia…forse!
Molti, parlando del bosco che cresce a ridosso del paese di Collestrada, a metà via tra Assisi e Perugia, affermano che sia un luogo misterioso e particolare, ricco di storie e di avventure.
Alcuni si azzardano ad affermare che il bosco di Collestrada sia addirittura abitato da spiritelli allegri e dispettosi, che di tanto in tanto si affacciano dal bosco giusto il tempo di prendersi gioco del malcapitato viandante.
Ma in realtà pochissimi, nei secoli, hanno potuto parlare con questi folletti, che vi posso assicurare, sono più burloni e simpatici di quanto si possa immaginare.
Come faccio a sapere queste cose?
Tutto è iniziato una domenica pomeriggio di alcuni mesi fa quando, superato il lungo viale di alti pini che si arrampica lungo la collina, sono arrivato al borgo medioevale di Collestrada. Di questo piccolo paese sapevo che aveva ospitato tra il XIII e il XVI secolo un lebbrosario e che dominava dall’alto della collina un importante incrocio tra strade che, fin dai Romani, si diramavano verso quattro punti cardinali. Ma, ancora più importante, che si trovava vicino ad un bosco, residuo di quella che una volta era una grande foresta che si perdeva a vista d’occhio, raggiungendo addirittura il mare. Nonostante le sue attuali piccole dimensioni rappresenta ancora la memoria storica di tanti avvenimenti e di vite che da qui sono passate nei secoli. Si narra infatti che il bosco e i suoi abitanti abbiano visto camminare per i suoi sentieri briganti e santi, umili contadini e grandi imperatori.
Assorto che ero in questi pensieri, fantasticando su tutte le battaglie combattute nel lontano passato e pensando ai poveri lebbrosi che si erano avventurati nel bosco per gridare la loro sventura, mi trovai di fronte ad un casale, dal nome quanto mai intrigante, almeno per chi ha potuto leggere storie di elfi, di principi e di cavalieri erranti: FORABOSCO.
Uno potrebbe pensare che si chiami così perchè è fuori dal bosco!
Ma, nei miti medievali e nei racconti di tanti cantastorie i “forabosco” erano un tipo di spiritello burlone, una specie di folletto per intenderci, che insieme agli elfi, agli gnomi e ai Vatteneinlà frequentava i boschi di tutto il mondo allora conosciuto.
Forse fu proprio a causa di questi pensieri che mi sembrò di udire, una volta sotto la chioma del grande noce di questo casale, una vocina che mi diceva “Ehi, mi stai sentendo?”.
Guardandomi intorno non vidi assolutamente nessuno.
Provai a cercare di capire da che parte provenisse la vocina, ma questa insisteva perchè mi fermassi ad ascoltare.
Ad un tratto si materializzò di fronte a me un piccolo e buffo ometto, con tanto di cappello rincalcato sulla tonda testa e dalle aguzze orecchie.
Superato il momento di stupore, la prima tentazione fu quella di darmela a gambe levate, scappare lontano e convincermi che avevo sognato.
Ma la curiosità di svelare questa piccola magia e di scoprire cosa mai volesse da me quel folletto dai buffi stivali a punta ebbe il sopravvento!
Sotto il suo canzonatorio sguardo per le mie balbettanti domande, venni a sapere che questo “forabosco” si chiamava Arturo e che, da un momento all’altro avrebbe preso il volo per una foresta più grande e più sicura di questa, dove aveva vissuto gli ultimi suoi 2000 anni.
Non mi spiegò il perchè della fretta, ma mi lasciò intendere che per lasciare questo posto doveva ancora “tirare uno scherzo” ad un umano, altrimenti si sarebbe dissolto tra le chiome degli alberi di quello stesso bosco, unendosi a quel brusio che noi uomini chiamiamo “il vento tra le foglie”.
Insomma, considerato che gli mancava pochissimo tempo e non aveva più energia da spendere, io ero la sua ultima occasione per non sparire.
Forse fu il suo tondo faccino e la sua voce accorata, forse la mia incoscienza e la mia voglia di avventura: fatto sta che mi decisi a fare un patto con lui.
“Se vuoi ch’io stia al tuo gioco, prima dovrai raccontarmi delle cose che hai visto e delle persone che hai incontrato nella tua lunga vita dentro questo bosco”.