I giochi lungo il Tevere
Una passeggiata tra natura, memoria e divertimento per riscoprire i luoghi più caratteristici dove bambini e ragazzi giocavano in allegria
Il sentiero dei giochi lungo il Tevere
Escursione lungo i luoghi dei giochi
Lunghezza percorso | 3,43 km |
Dislivello | 10 m |
Tempo di percorrenza a piedi |
circa 1 ora (sola andata) |
L’itinerario inizia dalla sponda sinistra del fiume in località Pian di Botine (a Sud di Umbertide), e costeggia il fiume fino allo sbocco del torrente Carpina sul fiume.
Il percorso “Il sentiero dei giochi” si articola lungo i luoghi maggiormente frequentati dai ragazzi per i giochi.
Presto potrai scaricare il file gpx per seguire il percorso e utilizzarlo con il tuo smartphone
I LUOGHI DEL GIOCO di Adriano Bottaccioli
Per il “Sentiero dei giochi” Sono stati presi in considerazione i luoghi più frequentati negli anni dal 1950 al 2000, l’assetto del territorio e soprattutto delle sponde ha subìto radicali cambiamenti a causa sia degli eventi naturali, sia dei diversi interventi operati dagli enti provinciali e regionali (campo per la pesca sportiva, percorso verde, Lido Tevere, chiusa Mola Nova con innalzamento del livello delle acque etc.). Partendo dalla parte più a monte del fiume, il primo punto di riferimento era:
LO SBÓCCO DELLA CÀRPINA
Luogo particolarmente suggestivo che si raggiungeva in bicicletta passando per le Petrelle dopo aver scavalcato un ponticello pedonale che alcuni anni fa è stato sostituito da un ponte vero e proprio che viene usato per raggiungere i Laghetti del Faldo e i poderi vicini. Qui, dove la Càrpina si getta nel Tevere, l’acqua era abbastanza profonda e fresca, ma c’era poca spiaggia e quindi i giochi si limitavano al nuoto ed ai tuffi, esercizi limitati ai più esperti e cioè agli adolescenti che si esibivano nella traversata fino alla sponda sotto Montalto.
LA SPIANATA
Era la sponda contrapposta allo Stadio Città di Torino, contrassegnata dalla presenza di una folta vegetazione a pioppi e salici e da un “Pitriccio” ampio (quasi una spiaggia) che ospitava compagnie numerose di bagnanti che dopo il bagno e negli intervalli si prestava ad ogni tipo di gioco di gruppo o individuale, magari anche assieme alle ragazze e non era rara l’occasione di riunirsi per ascoltare musica con i primi 45 giri e relativi mangiadischi a pile.
LA DRAGA
Il termine “la draga”, considerati i danni che ha comportato scavando per anni il greto del Tevere, è rimasto fortunatamente solo come toponimo, ma un tempo era il luogo usato dalle lavandaie e dalle mamme che assieme ai panni da lavare portavano dietro anche i loro bambini. E, come luogo di giochi, il “pitriccio” era destinato soprattutto a questi, che potevano scorrazzare liberamente senza allontanarsi dallo sguardo materno.
Per molti di questi era il primo approccio con il fiume e con tutte le meraviglie che rappresentava: l’acqua dove sguazzare senza essere rimproverati, i piccoli pesci che si potevano catturare vicino alla riva, sassi di tutte le forme e misure per costruire castelli, pezzetti di legno portati dalla piena per giocarci sul posto o per riportarli a casa.
IL MULINACCIO
Era il punto più prossimo all’abitato, subito sotto le mura e ci si arrivava direttamente dalla Piaggiola. A fasi alterne, seguendo i capricci del Tevere e la maleducazione della gente che spesso trasformava il luogo in discarica, era frequentato ed usato per le scorrerie dei bambini che traversando il raggio raggiungevano l’isolotto contornato da una parte dal torrentello che costeggiava le mura e dall’altra dal corso del fiume vero e proprio. Posto ideale per la pesca delle “rovelle” era anche luogo per i giochi dei bambini del Mercato e del Boccaiolo che ritenevano il posto come un loro dominio.
LA SALCETTA
Sull’altra sponda, di fronte ai posti della lavandare e fino al ponte seguendo l’ampia curva del Tevere prospiciente le antiche case costruite sulle mura, esisteva una fitta macchia di salici (da qui il nome), trasformata in tempi diversi in campo sportivo per gli incontri della Tiberis e quindi nel mitico “Lido”: luogo d’incontro dei giovani ed aitanti umbertidesi desiderosi di mettersi in mostra con le giovani di allora.
Il posto era perfettamente attrezzato con tanto di bar e tavolini all’aperto, pista da ballo, cabine per cambiarsi ed un piccolo imbarcadero dove approdavano le molte barche presenti in quei tempi nel fiume. Una piena rovinosa distrusse questa illusione e per lunghi anni il “patollo” si riappropriò del terreno golenale che tornò ad essere luogo selvaggio con zone sabbiose vicino alla riva dove le nuove generazioni davano prova delle loro abilità natatorie o si esibivano in giochi di abilità e forza fisica.
IL PONTE
I più impavidi usavano il ponte come trampolino per tuffi spettacolari, gettandosi o dalle estremità dei piloni o addirittura dal parapetto del ponte stesso. Erano prove per temerari esibizionisti e scriteriati che correvano grossi rischi per qualche applauso degli amici e palese disapprovazione da parte di altri. Uno “sport” o gioco più tranquillo era la pesca con le mani praticata in apnea tra i ruderi del ponte della ferrovia abbattuto durante gli eventi della guerra.
MADDOLI
Subito dopo il ponte, sulla destra, scendeva una stradina che, costeggiando la scarpata della ferrovia e partendo dal laboratorio di marmisti dei fratelli Maddoli, arrivava fino al Tevere. Era il luogo dove anticamente era situata la “pescaia” comunale ed era diventato, col tempo, uno dei luoghi più frequentati dalle donne che vi si recavano per lavare i panni, portando spesso con loro i bambini che ne approfittavano per divertirsi e prendere il sole, In questo punto il fiume scorreva in una serie di “raggi” poco profondi e nei momenti di secca si sarebbe potuto attraversare tranquillamente fino alle case di piazza San Francesco e della Caminella.
LE SCHIOPPE
Ben diversa la situazione del luogo a poco più di un centinaio di metri, sotto agli orti di Trivilino ed alle pendici di Romeggio, chiamato “Le Schioppe”, caratterizzato da una spiaggetta creata dalle rocce affioranti (ora distrutte a causa di interventi scriteriati con caterpillar e poi sommersa parzialmente dall’acqua della diga). Era un posto bellissimo e allettante destinato però a persone esperte e vietato ai bambini che avrebbero corso il rischio di annegare nell’acqua profonda.
IL MOLINO DE GAMBONI
Difficilmente accessibile dalla parte del molino, in funzione fin quasi agli anni ’60 si preferiva raggiungerlo dalla parte opposta arrivandoci dalla zona della Madonna del Moro e dai Tabacchi. Essendo abbastanza distante dall’Umbertide di allora non erano molti quelli che praticavano questo posto e se lo facevano era solo per nuotare o per dedicarsi alla pesca approfittando delle “sbotaciate” del molino che attiravano i pesci.